I tre punti centrali dell’accordo Ue sull’accoglienza dei migranti
L’accordo, alla fine, è arrivato. L’Unione Europea ha trovato un’intesa, per quanto parziale, per la gestione dei flussi dei migranti sulla rotta balcanica, l’assistenza materiale ai rifugiati e il controllo delle frontiere.
L’avvenuto accordo è stato annunciato dal presidente della Commissione Ue Jean-Claude Juncker, al termine di un vertice a cui hanno partecipato otto paesi membri dell’Unione, Austria, Bulgaria, Croazia, Germania, Grecia, Ungheria, Romania e Slovenia, e due non membri, Macedonia e Serbia. Si tratta di un primo passo verso un obiettivo che è ben chiaro: l'integrazione dei migranti.
We agreed 17-point plan of operational measures to ensure people not left to fend for themselves in rain + cold https://t.co/9mb1g2gE2k
— Jean-Claude Juncker (@JunckerEU) 25 Ottobre 2015
ACCOGLIENZA MIGRANTI, I TRE PUNTI CENTRALI DELL’ACCORDO UE
Il piano, sviluppato in 17 punti, ha come questione chiave la creazione di 100mila nuovi posti per l’accoglienza, dei quali 30mila in Grecia. Ecco quali sono gli altri punti fondamentali dell’accordo, che verranno monitorati ogni settimana a Bruxelles.
- I Paesi coinvolti dovranno iniziare a scambiarsi informazioni sui flussi dei migranti, comunicando alla Commissione Ue i propri bisogni entro 24 ore. In quest’ottica, c’è anche l’indicazione di scoraggiare il movimento dei profughi attraverso i confini senza prima informare i Paesi di destinazione;
- Dal punto di vista dell’accoglienza, i Paesi dovranno fornire cibo, acqua, riparo e assistenza sanitaria ai migranti, con il fondamentale aiuto dell’Unhcr e registrare i profughi collaborando con le agenzie Ue Frontex ed Easo, lavorando per gettare le basi per l'integrazione dei migranti;
- Gli stessi Paesi dovranno lavorare con Frontex ai controlli delle frontiere esterne, collaborando con Afghanistan, Bangladesh e Pakistan, intensificare i blocchi di frontiera tra Bulgaria e Turchia e rafforzare il controllo tra Grecia e Macedonia e Grecia ed Albania. Previsto dal documento anche il lavoro in vista dei rimpatri per i profughi che non hanno diritto alla protezione internazionale