Migranti, Papa Francesco sarà in visita a Lesbo
Dopo il viaggio a Lampedusa di tre anni fa, Papa Francesco torna nel cuore della tragedia dei migranti. E lo fa con un viaggio, che si terrà sabato 16 aprile, nell'isola greca di Lesbo, divenuta negli ultimi messi tappa obbligati per chi, dal Medio Oriente, cerca di arrivare in Europa attraverso la rotta balcanica. La notizia, riportata dai maggiori media nazionali, è trapelata dal Sinodo della Chiesa ortodossa greca.
Secondo le indiscrezioni, ad accogliere il Papa ci saranno l'Arcivescovo di Atene Ieronimos II e il Patriarca ecumenico di Costantinopoli, Bartolomeo I. Insieme a loro, il presidente della Repubblica, Prokopis Pavlopoulos, e il primo ministro Alexis Tsipras.
L'ACCORDO UE-TURCHIA PER I MIGRANTI
Il viaggio può essere iscritto tra le trasferte mensili in luoghi di sofferenza che Papa Francesco ha deciso di realizzare durante l'anno del Giubileo. La decisione di andare a Lesbo, naturalmente, è connessa alla tragedia dei migranti che cercano di raggiungere l'Europa che, per risposta, erige un muro virtuale rimandandoli in Turchia, secondo l'accordo stipulato con Ankara all'ultimo Consiglio Ue. L'intesa, divenuta attiva negli ultimi giorni, prevede in breve che migranti e i profughi sulla rotta balcanica, siriani compresi, vengano rimandati in Turchia se non presenteranno domanda d’asilo presso le autorità greche e se quest'ultima non verrà accettata.
L'accordo non è stato accolto con favore, secondo le indiscrezioni riportate dai quotidiani nazionali, dal Vaticano. Ieri, 5 aprile, Monsignor Perego, direttore generale della Fondazione Migrantes della Cei ha detto a Radio Vaticana: "L’accordo tra l’Europa e la Turchia è anzitutto una sconfitta dell’Europa dei diritti. Non raggiungerà l’obiettivo di un ingresso regolare di richiedenti asilo in Europa e inoltre creerà una grave crisi ai confini dell’Europa stessa".
PAPA FRANCESCO: "SERVE RISPOSTA CORALE"
Il 28 febbraio, Papa Francesco aveva indicato la sua soluzione. "Va sempre ricordato il dramma dei profughi che fuggono da guerre e altre condizioni disumane – aveva detto il Pontefice durante l'Angelus -. In particolare, la Grecia e gli altri Paesi in prima linea stanno prestando ad essi un generoso soccorso, che necessita della collaborazione di tutte le nazioni". La strada indicata dal Papa, dunque, è quella di “una risposta corale”, che distribuisca “egualmente i pesi”.