Morire non è l’unica risposta: in Senegal lo raccontiamo con musica e teatro

Senegal orientale. Tambacounda. Elisa e Michel, volontari VIS, sono arrivati qui ieri, giovedì 28 aprile, dopo più di otto ore di guida. E con il loro arrivo la città si colorerà di musica, spettacoli teatrali e cultura. Perché la campagna Stop Tratta è anche questo: sensibilizzare attraverso l’arte. Condividere insieme momenti ed emozioni.

MORIRE NON E’ L’UNICA RISPOSTA

I prossimi giorni saranno intensi e pieni di attività; Tambacounda e Missirah, città rurale che dista circa 30km dal capoluogo, ospiteranno spettacoli teatrali, concerti ed eventi culturali, realizzati  da VIS in collaborazione con il Centro di Formazione Professionale Don Bosco. Obiettivo: rendere i ragazzi consapevoli dei pericoli del viaggio in mare. E raccontare loro che morire non è l’unica risposta.

Si, perché dal sondaggio che i volontari VIS hanno condotto in Senegal nel luglio 2015, è emerso che solo il 48% degli intervistati si preoccupa della morte durante il viaggio. O meglio, preferiscono rischiare di morire in mare che morire restando in Senegal, dove vedono la disoccupazione e la situazione economica precaria come mostri impossibili da sconfiggere.

Consapevolezza, positività, contatto diretto con le persone: queste, dunque, le fondamenta su cui i nostri ragazzi costruiscono ogni giorno la campagna di sensibilizzazione Stop Tratta.

PROPORRE ALTERNATIVE CONCRETE

Lo hanno raccontato anche al giornale locale Alkuma, che ha ascoltato le loro testimonianze e li ha intervistati su i progetti passati e futuri della campagna.

"Siamo qui per promuovere la campagna di sensibilizzazione Stop Tratta: abbiamo scelto la regione di Tambacounda, perché è una delle più colpite dal fenomeno della migrazione irregolare”, ha detto Elisa Lo Grasso. “Ci saranno spettacoli teatrali, gruppi di musica e rapper tradizionali. Il nostro obiettivo è parlare all’intera popolazione, ma in particolare vogliamo raggiungere i giovani”, ha aggiunto.

E Michel Metanmo ha spiegato poi che il loro compito è “educare non solo ai pericoli della migrazione, ma anche e soprattutto proporre alternative concrete realizzabili rimanendo in Senegal". E lo fanno invitando “i giovani a unirsi a noi per riflettere e contribuire insieme alla costruzione del Senegal”. Un Senegal che cresca grazie e attravero la forza dei suoi giovani.

 

L'intervista integrale di Elisa e Michel è disponibile in lingua francese sul giornale online Alkuma.info

 

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