Storia di un angelo: dall’Eritrea ai 100 uomini più influenti del mondo

Il suo nome sta li, nella lista degli uomini più influenti del mondo, accanto a quello di Papa Francesco, di Barack Obama, di Mark Zuckerberg e di Tim Cook. Non è un Presidente, non è il CEO di una grande multinazionale e nemmeno l’inventore di un social network. E’ un uomo. Ma in molti lo definiscono un angelo. L’angelo dei profughi.

DALL’ERITREA AL TIME: DON MUSSIE ZERAI TRA I 100 PIU’ INFLUENTI DEL MONDO

E’ Don Mussie Zerai, e il Time quest’anno lo ha eletto uno dei cento uomini più influenti del mondo. Pioniere, lo hanno classificato loro. Salvatore di uomini e anime, diciamo noi.

Noi di Stop Tratta lo conoscevamo già: nel documentario La tratta dei migranti, realizzato da Elisabetta Gatto e Piero Giordano per VIS e Missioni Don Bosco, aveva raccontato di guerre, dittature, terrorismo e persecuzioni, di uomini che scappano da fame e miseria, di uomini la cui unica colpa è essere nati dalla parte sbagliata del mondo. Aveva ricordato che dignità e diritti spettano a tutti, non cambiano in base al colore della pelle o a un timbro sul passaporto.

Allora, avevamo ascoltato le sue parole commossi. Con la stessa commozione, oggi, leggiamo sul Time il suo nome.

DALL’ERITREA ALL’ITALIA: LA STORIA DI DON MOSES

Mussie Zerai arriva in Italia a 17 anni, e ottiene l’asilo grazie all’aiuto di un sacerdote britannico. Dopo pochi mesi inizia ad aiutare migranti e rifugiati in cerca di protezione. “Nessuno è clandestino” è il suo motto.

Nel 2003 crea un call center di emergenza: i profughi eritrei che durante il viaggio si trovano in pericolo, su barconi alla deriva in mare aperto, chiamano Don Zerai, che immediatamente allerta la Guardia costiera e alla Marina italiana, comunicando la posizione della barcone alla deriva.

Nel 2006 fonda l'Agenzia Habeshia per la Cooperazione allo Sviluppo, che svolge attività di volontariato in favore di richiedenti asilo, rifugiati e beneficiari di protezione umanitaria presenti in Italia

Studia, nel frattempo: Filosofia e Teologia a Piacenza e Morale sociale a Roma, all’Università Pontifica Urbaniana. Nel 2010 viene ordinato sacerdote.

E scrive. I suoi dossier sono stati spesso usati durante inchieste della magistratura internazionale, ed il parlamento europeo lo ha più volte consultato come esperto.

Kristian Berg Harpiken, Direttore dell’Istituto di Ricerca Internazionale di Pace di Oslo, nel 2015 lo ha candidato al Premio Nobel per la Pace.

 

Ma per noi, Don Moses – come lo chiamano tutti – ha già vinto.

 

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