Tabaski a Dakar, la città cambia faccia
"Vorrei raccontare la storia di Dakar, ma anche del Senegal che cambia tra agosto e settembre.
La città cambia faccia. Un cambiamento che si può raccontare con tre fotografie. Un cambiamento legato ad una festa musulmana, la Tabaski che si festeggia oggi, lunedì.
La prima foto ci racconta una città che più del solito, respira e vive al ritmo dei montoni. Ce ne sono migliaia in ogni angolo di Dakar. Ogni spazio vuoto della città funge, il tempo di un mese, da rifugio per i venditori e il loro bestiame. Arrivano da altre città del Senegal, Touba, St Louis e addirittura dal Mali, per piazzare i loro animali. Sembra un ordinario di messa che si ripete ogni domenica, ma qui, ogni anno, la storia è diversa. Insieme al bestiame, i venditori vivono sotto le tende che hanno improvvisato loro stessi. Bevendo il tè e curando gli animali quando non trattano il prezzo con le persone. Anche lo spazio intorno allo stadio SENGHOR dal nome del primo presidente del paese è diventato un mercato in questa domenica di vigilia festiva. È un dovere per ogni capo famiglia portare a tavola un montone, allora gli ultimi giorni diventano giorni di follia, si prova fino all'ultimo minuto a non deludere i propri famigliari. Samba il tassista, ad esempio, vorrebbe farmi pagare tre volte tanto il prezzo di un corsa, dice che è per riuscire a comprare il suo di montone.
Poi ci sono i barbecue. Non quelli a cui siamo abituati, ma vere e proprie opere d'arte. Se ne trovano in molti posti della città più belli gli uni degli altri.
Infine, un fatto molto particolare che si nota già nel periodo del ramadan, il lavoro notturno dei sarti. Ci sono una quantità infinita di sartorie a Dakar lungo la strada o dentro i quartieri, tutti aperti tutta la notte per un mese, per non privare nessuno dell'abito nuovo cucito per l'occasione.
Ma non bisogna illudersi, non tutti potranno portare un montone a tavola, anche se ci proveranno.
La terza foto è per la città di Dakar, che si svuota un po' questo lunedì, perché tante persone torneranno nei villaggi a festeggiare insieme alle loro famiglie.
La riflessione che viene naturale e che ci interpella tutti, musulmani o meno, sulle feste o meglio sulla dimensione quasi solo capitalistica delle feste è: una festa ha senso solo se vengono spesi tanti soldi? Nel nostro mondo votato al consumismo, pare impossibile scappare alle tentazioni di imitare. Si vive copiando modelli di consumo da cui solo alcuni ne trarranno beneficio. Ecco quindi che spesso, la povertà, più che economica, diventa quella nostra incapacità a smarcarsi dal branco seguendo come dei montoni il gruppo.
Molte famiglie saranno tristi domani per non aver potuto onorare, imitare. Ma forse dovremmo imparare a staccarci dal consumismo di massa, attenendoci all'essenziale. Certo che parlare è molto più semplice che fare! Ma provarci non guasta mai!"
Foto e storia di Michel Metanmo, Operatore VIS