L’accordo acefalo sui “minerali insanguinati”
Il 22 novembre la Presidenza del Consiglio e del Parlamento Europeo hanno raggiunto un accordo informale sul regolamento per fermare il finanziamento di gruppi armati e l’abuso dei diritti umani, dirette conseguenze del conflitto sui “minerali insanguinati”. Un dibattito lungo due anni ed iniziato già nel 2014 che oggi segna un piccolo passo in avanti; un accordo che però lascia l’amaro in bocca e che per molti è sembrato del tutto insufficiente a contrastare la situazione attuale nelle aree di conflitto. L’idea originaria, infatti, era che questo regolamento venisse seguito da tutti i commercianti di minerali; l’accordo di ieri lo limita invece solo a chi importa grandi quantità, per tutti gli altri continueranno ad esserci semplici “reccomandations”, raccomandazioni.
Il regolamento ha lo scopo di incoraggiare le imprese europee ad un atteggiamento responsabile nell’importazione di stagno, tantalio, tungsteno e oro. Questi minarli sono, infatti, ampiamente utilizzati nei prodotti di uso quotidiano tra cui telefoni cellulari, automobili e gioielli.
Questo è solo l’inizio per fermare l’abuso dei diritti umani
Peter Žiga, ministro slovacco responsabile del commercio e Presidente del Consiglio europeo ha dichiarato a tal proposito: “Oggi si dimostra la nostra determinazione a rafforzare i nostri sforzi per prevenire in tutto il mondo l’uso del commercio di minerali come fonte di finanziamento delle attività dei gruppi armati e la conseguente propagazione dei conflitti. Allo stesso tempo, non verranno applicati ulteriori oneri burocratici per le imprese europee che commerciano nel rispetto delle regole, mentre ai cittadini dell'UE deve essere garantito che i loro acquisti non provengano da merci prodotte senza il rispetto dei diritti umani nei paesi teatro di questi conflitti.
Il regolamento porta chiari obblighi per la parte 'upstream' del processo di produzione, che coinvolge l'estrazione e raffinazione di questi minerali. I grandi importatori di metalli e minerali in UE dovranno attenersi a tale regolamentazione, mentre i piccoli importatori saranno esenti da tali obblighi. Il regolamento consente inoltre alle aziende di entrare a far parte dell’elenco ufficiale degli importatori responsabili dichiarando per iscritto all'autorità competente di uno Stato membro di attenersi agli obblighi stabiliti nel regolamento. Le autorità competenti effettueranno i controlli per garantire che gli importatori europei di minerali e metalli rispettino la due diligence.
Inoltre, la Commissione effettuerà una serie di altre misure per rafforzare la responsabilizzazione verso la tracciabilità dei minerali acquistati da parte delle imprese europee 'a valle', ovverso quelle che utilizzano questi minerali come componenti per la produzione di merci. La Commissione, inoltre, redigerà un manuale contenente orientamenti non vincolanti per aiutare le imprese, soprattutto le PMI, e segnalando le aree colpite dal conflitto e ad alto rischio”.
La Presidenza presenterà il testo concordato per l'approvazione finale da ambasciatori degli Stati membri il 7 dicembre, 2016.
È arrivato il momento di agire e di non voltarsi dall’altra parte
"Abbiamo gettato le basi per uno strumento efficace per spezzare il legame tra conflitti, violazioni dei diritti umani e il consumo di beni di uso quotidiano", ha detto il Presidente della Commissione commercio internazionale Bernd Lange (S & D, DE). “È giunto il momento di agire e smettere di chiudere un occhio sui danni chiudere un occhio sui danni che siamo a noi a produrre nelle altre parti del mondo. Questo però è solo l’inizio. La due diligence richiede aggiornamento continuo e flessibilità tali da garantirne l’efficacia", ha aggiunto.
"Gli interessi delle comunità e delle persone coinvolte in guerre e conflitti devono essere la nostra priorità. Solo una regolamentazione chiara ed efficace può preservare questi diritti", ha affermato il relatore Iuliu Winkler (PPE, RO).