Lo stato di emergenza in Etiopia, raccontato da chi vive ad Addis Abeba
Cosa sta succedendo in Etiopia?
Alcune testate giornalistiche ne hanno parlato, altre forse solo accennato: la situazione in Etiopia negli ultimi mesi non è stata delle migliori. Scontri, coprifuoco, esacerbarsi degli animi tanto da indurre il Governo a dichiarare lo Stato di emergenza.
Tra i tanti racconti e testimonianze che quotidianamente ci giungono dai nostri operatori, vogliamo condividere con voi quella di Don Angelo impegnato con i ragazzi di strada di Addis Abeba. Ci scrive da Don Bosco Children, la casa realizzata in Etiopia per i ragazzi di strada di Addis Abeba. C’è un dormitorio, una mensa e una biblioteca, ci sono laboratori ed aul, cortili e sale adibite al gioco.
Qui si lavora ogni giorno per restituire ai bambini e bambine la loro infanzia, quella che forse non hanno mai conosciuto.
“Come raccontato dai mass-media, in questi ultimi sei mesi ci sono stati scontri violenti tra varie Etnie con diversi morti, macchine bruciate e strutture distrutte. Anche qualche nostra chiesa cattolica è stata bruciata. Sembra che si siano infiltrati nel paese elementi terroristici da paesi arabi. A questo punto il Governo, per salvaguardare la sicurezza dei cittadini, ha dovuto proclamare lo Stato di Emergenza per 6 mesi, con restrizione dei mezzi di comunicazione: velocità internet ridotta, Facebook, Whatsapp e Viber bloccati. A noi è stato proibito dalla Polizia Federale di uscire per le strade di notte per incontrare e reclutare i ragazzi di strada come abbiamo sempre fatto da 10 anni a questa parte”.
Questa situazione è stata aggravata dall’epidemia di colera, scoppiata nella stagione delle piogge.
“Durante la stagione delle piogge è scoppiata poi un’epidemia di colera. Anche uno dei ragazzi che raccolsi una mattina dalle strade ne era infetto. Trasportato d’urgenza all’ospedale siamo riusciti a salvarlo. Vennero, quindi, i responsabili di Governo per la tutela della Sanità a controllare e a disinfettare tutto il Centro. Ebbero parole di grande encomio per l’ordine e l’igiene che vi han trovato".
Fu a quel punto che fu necessario prendere una decisione drastica che potesse tutelare e proteggere quanto meno i ragazzi che già frequentavano il Don Bosco Children.
“Decidemmo su due piedi di interrompere il programma di Orientamento (due mesi) che prevede di prendere i ragazzi dalla strada, portarli qui al Centro per una bella doccia, colazione, pranzo abbondante, sport, qualche lavoretto, istruzione scolastica e riportarli alla sera sulla strada. I trenta ragazzi dell’Orientamento li tenemmo con noi giorno e notte, impedendo loro di avere contatti con i loro compagni sulla strada e specialmente di mangiare il cibo sporco che alberghi e ristoranti buttano via, BULE, come lo chiamano e che i ragazzi di strada ‘adorano’! Addirittura impedimmo all’ottantina di interni di uscire dal recinto fino a che il colera non fu completamente debellato. In questo modo riuscimmo a ‘salvare’ il Don Bosco Children Centre da questo terribile contagio. Da tre mesi ormai il colera non c’è più e abbiamo, quindi, ripreso ad andare a raccogliere ragazzi dalle strade. Il divieto di uscire per le strade di notte comunque rimane… ‘per motivi di sicurezza’, come ci dicono; speriamo che presto ci ridiano il permesso come prima. E’ una situazione difficile e dobbiamo muoverci con prudenza, trovando modi nuovi per aiutare questi poveri ragazzi che sono disprezzati da tutti e i quali, in casi di ‘emergenza’ come questo, sono quelli che ‘pagano di persona”.
Conclude con gli auguri di Natale e una sua personale riflessione.
“Senza il vostro aiuto questo bellissimo Progetto a favore dei Ragazzi di Strada NON potrebbe sostenersi. Come c’era a Lecco, ai piedi del Resegone (“La c’è, la c’è la Provvidenza!”) così c’è pure ad Addis, ai piedi di Entoto, (3000 m) e precisamente a Bosco Children, perché Dio predilige la Gioventù a Rischio e ce l’ affida!”
Don Angelo, Don Bosco Children Centre – Addis Abeba, Etiopia