Africa, discarica dei RAEE provenienti dal mondo
Presa Diretta, la trasmissione di RAI3 condotta da Riccardo Iacona, nella puntata di lunedì 6 febbraio ha condotto una interessantissima inchiesta sui rifiuti apparecchiature elettriche ed elettroniche, i cosiddetti RAEE. In una prima parte hanno mostrato come "stranamente" gil apparecchi si rompano quasi in concomitanza con il termine della garanzia. Qualcuno parla di obsolescenza programmata. Fatto sta che ogni nno si producono quantità inimmaginabili di rifiuti che vanno smaltiti in qualche modo. Ed è proprio questo processo ad essere messo sotto inchiesta. Quanti vengono correttamente riciclati? Quanti rifuiti finiscono, invece, nelle mani di reti criminali e di furbetti?
Obsolescenza programmata degli apparecchi? La politica dell’usa e getta produce in Europa 10 mln di rifiuti RAEE: sono talmente preziosi per le materie prime che contengono, e in alcuni casi anche pericolosi, che l’UE ha stabilito regole ferree per il loro trattamento. Prima di tutto devono essere recuperati nel paese in cui sono prodotti. Non possono cioè essere esportati e smontati in paesi dove non ci siano leggi adeguate.
Anche per questo in Italia dal 2007 è già compreso nel prezzo, l’ecocontributo per lo smaltimento. La maggioranza della spazzatura elettronica non è riciclata ma gettata.
Il 35% della nostra spazzatura elettronica viene correttamente smaltita. Ciò significa che il sistema illegale assorbe la maggior parte dei RAEE. Si stima che la perdita per l’industria legale del riciclo sia tra gli 800 e 1.700 milioni l’anno.
Questi rifiuti preziosi fanno gola a molti. Discariche abusive dove vengono estratti i materiali preziosi e dove il resto viene bruciato o stoccato in depositi per poi essere stipato in grossi container. Sono circa 300 in tutta Italia.
Dove finiscono questi rifiuti speciali?
In Ghana, ad esempio.
I paesi industrializzati portano qui i loro rifiuti rifiuti elettronici. Riciclarli nei loro Paesi costerebbe troppo e li portano in Paesi come il Ghana, dove però non ci sono impianti di riciclaggio. Arrivano nel porto di Accra con grosse navi merci, cariche di container.
Si tratta di materiali pericolosissimi che contengono sostanze tossiche come cadmio, piombo, mercurio (presenti in televisori, apparecchi digitali, telefonini). Usano diverse scuse per far entrare questi container nel Paese: regali, aiuti umanitari o spacciandoli per apparecchi ancora funzionanti da essere riutilizzati o rivenduti. In realtà solo il 15-20% può essere riparato e riutilizzato o rivenduto.
Il lavoro inizia già in città, a pochi passi dal porto, dove pullulano negozietti di elettrodomestici usati. Il riciclo e la riparazione si fa direttamente in strada. Il grosso del lavoro però si fa lungo la sponda del fiume dove gli apparecchi più grandi vengono spaccati e fatti a pezzi. A fare il lavoro “sporco” sono proprio ragazzini a cui, attraverso analisi cliniche effettuate, è stata accertata la presenza di metalli nel sangue: ogni giorno sono a contatto con decine di inquinanti e con nubi di diossina sprigionata dai fuochi accesi per bruciare gli scarti.
Questo inquinamento è ormai arrivato anche al fiume ed al mare: acqua, aria, suolo e falde acquifere sono inquinati.
L’inchiesta è di Riccardo Iacona che spiega:
“Andiamo in Ghana, nella più grande discarica illegale al mondo di rifiuti elettronici, un vero e proprio inferno in cui lavorano a contatto con i veleni 70mila persone, la metà sono minori, e che ha inquinato anche il mare di Accra, la capitale del Ghana. E i rifiuti elettronici che arrivano lì vengono da tutto il mondo industrializzato, dall'Europa, dall'Italia. Parliamo della discarica di Agbogbloshie”.