#talesofAfrica: la storia di Babacar


Lo rifarei? No. Da quando sono rientrato mi hanno proposto più volte di partire per l'Europa. Ho sempre rifiutato. Vorrei lasciare il Senegal, certo, ma solo attraverso vie legali. È troppo pericoloso. Troppo doloroso.

Prima di partire per l’Europa Babacar* faceva il pescatore. Viveva a Thiaroye sur mer, sulla costa del Senegal, alla periferia di Dakar. Un tipico villaggio africano, fatto di baracche di legno senza pavimenti, né porte e finestre. Fatto di strade sterrate e di bambini che giocano felici, in mezzo alla polvere. Fino a cinque anni fa Thiaroye sur mèr viveva di pesca. La gente riusciva a sfamarsi con ciò che i pescatori tiravano fuori dal mare. Poi arrivò la crisi, il pesce cominciò a scarseggiare e gli uomini non riuscivano più a sfamare le proprie famiglie. Un giorno si presentò un signore con una barca. “Se volete andare in Europa so io come fare”. Poi disse che il viaggio costava 400 mila franchi (700 euro).

Grazie all’aiuto delle famiglie, Babacar ed altri pescatori riuscirono a mettere insieme la cifra necessaria per partire. La sera della partenza una barca piccola li portò su un’imbarcazione più grande, che aspettava ancorata al largo. Erano in 70, a bordo. Il mare era mosso, tirava vento forte e faceva freddo. C’era chi veniva dalle zone interne del Paese e non aveva mai visto il mare. Furono loro a soffrire di più, mentre Babacar era abituato alle onde.

La barca impiegò 12 giorni ad arrivare in Marocco. In molti si ammalarono, in tre morirono e vennero buttati in mare, per evitare infezioni. Dopo esser sbarcati sulla terraferma, il viaggio proseguì in macchina. Dopo una settimana di viaggio, passata senza mangiare, l’uomo che guidava il gruppo si fermò. Disse a Babacar e agli altri che la Spagna era vicina e che avrebbero dovuto proseguire a piedi, mentre lui andava a cercare provviste. Si allontanò e non si vide mai più.

Poi arrivarono tre poliziotti marocchini, che domandarono ai pescatori da dove venissero e dove fossero diretti. “Gli abbiamo raccontato di essere pescatori, fuggiti dal Senegal per cercare una vita migliore”, racconta Babacar. “Ci hanno detto di non preoccuparci, che ci avrebbero aiutati”.

Invece li caricarono tutti sulle loro macchine e li portarono in aeroporto. Ormai conoscevano la loro nazionalità. Li misero su un aereo e li rispedirono in Senegal.

 

*nome di fantasia