25 mq per proteggersi dai bombardamenti, 25 mq per nascondersi dalla guerra
Tutti noi almeno una volta siamo entrati da Ikea e abbiamo passeggiato all’interno di una delle stanze ricostruite ed arredate all’interno dello showroom.
Una simulazione che ha spesso guidato gli acquisti di molti. Questa volta però è diverso.
All’interno dello store norvegese di Slependen, Ikea ha creato un allestimento che lascia di stucco: d’improvviso, passeggiando tra divani, letti e mobilio, ci si trova di fronte alla riproduzione di una casa siriana, distrutta o quasi dalla guerra, arredata alla bene e meglio.
Quella che i clienti si trovano davanti agli occhi, inaspettatamente, è una riproduzione quasi fedele di molte case distrutte che oggi si trovano in quel territorio: i mattoni sono a vista, gli infissi di plastica, i materassi sono sparsi per terra.
"Non è l’immagine della casa perfetta che si vede di solito. L’appartamento è basato su una vera casa fuori Damasco", recita la voce nel video che illustra il progetto. "Ho incontrato Rana e ho visto come lei e la sua famiglia sopravvivono nella periferia di Damasco. E così abbiamo voluto ricostruire la sua casa nel modo più realistico possibile - ha detto l’art director Snorre Martinsen -. Sarebbe stato più facile mettere un poster, ma non avrebbe sortito lo stesso effetto".
25m2 SYRIA from POL on Vimeo.
25 metri quadri dove Rana vive con altre 8 persone, 25 metri quadri in cui ci si immedesima poco a poco nell’orrore della guerra, di chi è costretto a fuggire o a nascondersi dai bombardamenti.
Il progetto, realizzato dall'agenzia pubblicitaria POL in collaborazione con la Croce Rossa, fa parte di una campagna di raccolta fondi per un'associazione non profit siriana.
L'idea davvero brillante, è un modo efficace e diretto per sensibilizzare le persone alle difficoltà che tante persone, tanti popoli, si trovano a dover fronteggiare quotidianamente. Chi entra in quella casetta ne uscirà emozionato, stordito e, forse, dopo aver pensato che nei loro panni non sarebbe mai rimasto o rimasta lì e avrebbe portato con sé la propria famiglia - i propri cari, in un posto al sicuro, al caldo, allora forse con meno superficialità affronterà quostioni delicate come la situazione di migranti e rifugiati.
Perché partire deve essere una scelta, non l'unica strada!