Emergenza Sierra Leone: il centro Don Bosco Fambul accoglierà 300 bambini e mamme
La notte tra il 13 ed il 14 agosto una violenta inondazione ha colpito Freetown, la capitale della Sierra Leone. Dopo tre giorni di pioggia torrenziale, le colline che sovrastano i quartieri di Racecourse, Regent e Lumleye sono stati letteralmente coperti da una valanga di fango. Freetown si sviluppa su diverse colline e la deforestazione ha prodotto una fragilità orografica che ha contribuito a rendere più catastrofica l’emergenza dovuto alla valanga di fango.
Più di 400 persone sono già morte, tra cui 122 i bambini e sono ancora disperse circa 600 persone. Questi ultimi giorni si sono svolti seppellendo i morti, molti di loro non sono stati riconosciuti e sono stati sotterrati in fosse comuni. Ci sono circa 3.000 sfollati e circa 2.000 persone hanno bisogno di cibo, vestiti e medicamenti. Soprattutto i medicamenti e i materiali igienico-sanitari sono indispensabili per prevenire e contrastare possibili epidemie di tifo e colera che possono svilupparsi velocemente in questi contesti d’emergenza.
La Sierra Leone è uno dei paesi più poveri del pianeta e viene da 3 anni in cui il virus Ebola lo ha flagellato con 4.ooo morti, questa nuova emergenza sta mettendo a dura prova l’intero paese. Per questo motivo tutti gli attori pubblici e privati si stanno mobilitando ed il governo ha espressamente chiesto aiuto ai Salesiani di Don Bosco per accogliere circa 300 bambini e mamme che allattano per almeno 2 mesi, il tempo minimo necessario per trovargli una nuova casa o riparare ove possibile quelle danneggiate. Molti bambini hanno perso i propri genitori, altri sono feriti e tramautizzati.
La struttura che accoglierà questi bambini e mamme in difficoltà è il Don Bosco Fambul nel cuore di Freetown, un centro riabilitativo e reintegrativo per i bambini di strada ed ex soldato. Già i primi 46 bambini sono stati accolti, uno di loro purtroppo gravemente ferito, ha subito un’amputazione del piede. Nei prossimi giorni si aspettano altri circa 150 bambini e 80 mamme con neonati in fase di allattamento.
Il Don Bosco Fambul non è nuovo ad aprire la porta agli ultimi e ad affrontare emergenze, dall’Ebola all’ultima accaduta circa un anno fa nello slum che si trova di fronte alla struttura. Tale slum è andato completamente affuoco a causa di un corto circuito avvenuto in una delle abitazioni. Anche in quella occasione i Salesiani hanno aperto le porte della propria casa accogliendo i bambini e le donne con i neoenati, in fondo “Fambul” significa casa in Krio, il dialetto locale, e lo spirito di accoglienza e solidarità è vivo e forte in questa piccola parte del mondo troppo spesso messa alla prova da emergenze e purtroppo catastrofi come l’inondazione di qualche giorno fa.
Giampaolo Gullotta
VIS Regional Project Manager – West Africa and Caribbean