Non vivere la guerra, ma tornare a studiarla sui libri: i corridoi educativi per giovani migranti

Sappiamo da cosa scappano, immaginiamo cosa cercano, cosa sperano di trovare. Ma spesso dimentichiamo cosa lasciano, tutti quei ragazzi che attraversano mari e deserti per arrivare in Europa. Lasciano una casa, una famiglia, degli amici. Lasciano la scuola, l’Università, il diritto a ricevere un’istruzione. Semplicemente partono. E i loro sogni, i loro progetti restano lì, dimenticati in aule vuote, gettati sotto banchi impolverati, intrappolati dentro quaderni che nessuno leggerà.

Ma è successo qualcosa. Qualcosa di bello, qualcosa di cui la nostra Italia può e deve andare fiera. Da ottobre, quei ragazzi scappati attraverso mari e deserti, avranno nuove aule, nuovi banchi, nuovi quaderni. E non ci sarà l’eco della guerra e della fame, non ci sarà polvere: ci saranno le voci di altri studenti e i colori delle più rinomate Università italiane.

#U4REFUGEES: I CORRIDOI EDUCATIVI PER GIOVANI MIGRANTI

Stiamo parlando di #U4Refugees, progetto ideato da Silvia Costa, Presidente della Commissione Cultura e istruzione del Parlamento europeo, a cui l’Italia ha aderito per prima. Quell’hashtag significa creare corridoi educativi, che consentano a rifugiati e richiedenti asilo di proseguire in Italia i percorsi di studio interrotti. Significa che i ragazzi potranno iscriversi all’università grazie a una piattaforma telematica in inglese, francese e arabo. Significa che alcune tra i nostri migliori atenei (come l’università di Bologna, la Ca’ Foscari e lo Iuav a Venezia e il Politecnico di Torino) finanzieranno il progetto. E che anche i Ministeri faranno la loro parte, creando un fondo ad hoc. Quell’hashtag, soprattutto, significa tornare a studiare, sperare, vivere.

L'ITALIA DIFENDE IL DIRITTO A COMPLETARE LA PROPRIA ISTRUZIONE

"Pensiamo che questi ragazzi siano una risorsa ed abbiano il diritto di completare la propria istruzione", ha detto il Ministro dell’Istruzione Stefania Giannini durante la presentazione del progetto. "Siamo assolutamente favorevoli e impegnati per la costruzione di percorsi nei sistemi universitari europei che consentano ai rifugiati e ai richiedenti asilo di proseguire i loro studi: siamo orgogliosi di essere il primo Paese europeo ad aderire a questo progetto".

Al suo fianco, a sostenere il diritto all’istruzione dei giovani migranti, anche Silvia Costa, Presidente della Commissione Cultura del Parlamento Europeo, il vice-ministro dell’Interno Mario Giro, il Prefetto Rosetta Scotto Lavina, capo Direzione Generale per le Politiche dell’Immigrazione del Ministero dell’Interno, la delegata UNHCR Carlotta Sami, il vice-presidente della CRUI Giuseppe Novelli e Alberto Ferlenga, rettore dello Iuav di Venezia.

Ieri, 3 maggio 2016, su quel palco l’Italia ha dato prova di umanità, progettualità e impegno.

Soprattutto, ha consentito a migliaia di ragazzi di non vivere più la guerra, ma tornare a studiarla sui libri.

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