Quali sono i diritti dei rifugiati politici in Italia?
In Italia è il Ministero dell’Interno che decide se concedere l’asilo politico a un cittadino straniero. Una volta che le Commissioni Territoriali hanno riconosciuto la sussistenza dello status di rifugiato il cittadino straniero può godere di un importante pacchetto di diritti:
- accesso al lavoro;
- diritto al ricongiungimento familiare;
- diritto all’assistenza sociale;
- diritto all’assistenza sanitaria;
- diritto a richiedere un documento di viaggio equipollente al passaporto;
- diritto all’istruzione pubblica;
- diritto di circolare liberamente all’interno del territorio dell’Unione Europea (esclusi Danimarca e Gran Bretagna) senza alcun visto, per un periodo non superiore a 3 mesi;
- diritto a chiedere la cittadinanza italiana dopo 5 anni di residenza in Italia;
- diritto al matrimonio;
- diritto a partecipare all’assegnazione degli alloggi pubblici;
- diritto al rilascio della patente di guida.
Il riconoscimento della protezione sussidiaria consente:
- accesso al lavoro (per una durata non superiore la durata del permesso di soggiorno);
- diritto al ricongiungimento familiare;
- diritto all’assistenza sociale e sanitaria;
- rilascio di un documento di viaggio equipollente al passaporto;
- diritto a partecipare all’assegnazione degli alloggi pubblici.
Infine, il riconoscimento della protezione umanitaria dà diritto:
- a lavorare sul territorio italiano;
- ad accedere all’assistenza sanitaria;
- al rilascio di un documento di viaggio equipollente al passaporto.
Un po’ di numeri e principali criticità del sistema
Nel corso dell’anno 2016, le domande di protezione internazionale esaminate dalle Commissioni Territoriali sono state 123.600, in aumento del 47% rispetto all’anno precedente. La maggioranza di queste è stata rigettata dalle Commissioni Territoriali (60%), mentre soltanto nel 5% dei casi le Commissioni hanno riconosciuto lo status di rifugiato politico. Il restante 35% delle domande ha avuto quale esito il riconoscimento della protezione sussidiaria (14%) o il rilascio di un permesso di soggiorno per motivi umanitari (21%). (Dati del Ministero dell’Interno).
Le principali criticità del sistema riguardano il lasso di tempo intercorrente tra la presentazione della domanda e la decisione della Commissione Territoriale, che nella maggioranza dei casi supera i dodici mesi (tempi che raddoppiano nel caso il provvedimento di diniego venga impugnato di fronte al Tribunale Ordinario).
Le ultime riforme muovono proprio nella direzione di rendere più veloce l’esame delle domande di protezione internazionale, sacrificando però, e in maniera non lieve, i diritti del richiedente asilo.
Pietro Bombonato