Storie di integrazione: la testimonianza del Comune di Scanzorosciate!
Riceviamo e pubblichiamo la “lettera-testimonianza” di Laura Zanga, consigliera comunale del Comune di Scanzorosciate (BG), che ci racconta com’è stata vissuta l’accoglienza e l’integrazione.
“Accogliere? Integrare? Respingere? Dividere?”
Mi sono interrogata molte volte su queste parole che ormai da anni ascoltiamo e leggiamo ogni giorno. Poi ti trovi di fronte ad una scelta nella quale non puoi fare demagogia, non puoi pronunciare slogan vuoti, devi decidere. Punto.
E’ successo così anche a Scanzorosciate ormai più di un anno fa. La Prefettura ha chiesto ai 242 Comuni bergamaschi di sottoscrivere insieme al Terzo Settore un protocollo d’intesa con la quale ci si impegnava ad organizzare un sistema di accoglienza diffusa per i richiedenti asilo che in quei mesi stavano arrivando in Italia e anche in Provincia di Bergamo.
Abbiamo riflettuto, ci siamo interrogati, abbiamo pensato alle possibili conseguenze (anche di consenso) di una scelta riguardante un tema così delicato e spesso strumentalizzato e non compreso fino in fondo.
E abbiamo deciso di non “girarci dall’altra parte”, abbiamo deciso di “rimboccarci le maniche” con la convinzione che un’AmministrazioneComunale deve affrontarli i problemi e non può far finta di nulla. Il nostro obiettivo era evitare che una telefonata del Prefetto o la decisione legittima di un privato di accogliere, creasse panico e paure nelle comunità.
L’accordo che abbiamo firmato in Prefettura va nella direzione di tutelare la comunità e che pone il Comune come “cabina di regia” e quindi da garante. Un Comune che non dà a disposizione locali pubblici ma coordina e gestisce eventuali disponibilità di privati. Un Comune che verifica davvero il lavoro svolto dalle cooperative. Un Comune che pone dei limiti sui numeri ritenendo che è molto meglio e facile accogliere piccoli gruppi piuttosto che grandi gruppi che sono difficili poi da gestire. Poche persone che però possono essere seguite, formate, integrate all’interno della nostra comunità. È questo il senso dell’accordo e che abbiamo condiviso con le nostre Parrocchie e la Diocesi di Bergamo.
A distanza di un anno la comunità di Scanzorosciate ha dimostrato, come più volte già fatto in passato, di non avere paura e di saper agire con intelligenza, con spirito di solidarietà e umanità. Senza negare i problemi ma con la consapevolezza che i fenomeni che ci stanno “toccando” sono da gestire e come Amministrazione Comunale abbiamo il dovere di farlo per tutelare tutta la comunità.
Il percorso di integrazione dei ragazzi accolti prevede attività di volontariato (per qualcuno in Comune, per qualcun altro in biblioteca, per altri in casa di riposo o in un’azienda privata di riparazione di PC e infine all’interno delle sagre estive di paese) e scuola obbligatoria di italiano. I risultati raggiunti sono davvero positivi con la nascita di relazioni umane vere, legami forti, storie raccontate e ascoltate, amicizie e simpatie, rispetto reciproco e spirito di solidarietà.
Ci sono dei problemi? Senza dubbio. La normativa nazionale non aiuta l’integrazione di quei ragazzi che dimostrano di volersi davvero integrare, ragazzi che imparano la nostra lingua, che lavorano, che rispettano le regole, che partecipano alla vita di comunità. Oggi oltre l’80% dei richiedenti asilo non riesce ad ottenere il permesso per restare in Italia e la conseguenza immediata è di diventare “irregolari”, costretti a dover lasciare la comunità che li ha accolti e nella quale si sono integrati. La speranza è che la normativa cambi, ecco perché sosteniamo la campagna di raccolta firme sulla legge di iniziativa popolare "Ero straniero. L'umanità che fa bene", che vede come promotori tra gli altri ACLI e Casa della Carità di Milano, Centro Astalli dei Gesuiti di Roma, oltre che ARCI e Radicali italiani al fine di cambiare le politiche dell'immigrazione.
Laura Zanga, consigliera comunale di Scanzorosciate (BG)