Accoglienza ed integrazione: parola di Sayon, Mahamadou, Gerald

Nel 2016 181.436 persone sono arrivate in Italia, attraversando il Mar Mediterraneo. 176.554 sono le persone che hanno trovato una sistemazione nei Centri di prima accoglienza italiani.

Numeri che, caso mai ce ne fosse bisogno, restituiscono un quadro di quale sia la situazione in Italia e di come la macchina dell’accoglienza sia stata sottoposta ad un lavoro intensivo. Ma la prima accoglienza, per quanto fondamentale e preziosa, è solo il primo passo. In questo senso il passaggio dall’accoglienza all’integrazione implica un cambio di vedute, significa capire come queste persone con storie complesse e difficili, culture diverse, possano integrarsi con la comunità in cui si sono trovati a vivere. Occorre trovare un percorso che porti i migranti a sentirsi progressivamente parte di una nuova terra.

In questa direzione vanno i nuovi protocolli che coinvolgono i migranti ospiti nei centri di accoglienza in lavori socialmente utili.

In Italia vi sono già degli esempi concreti di integrazione. Sono quelli di Sayon Tounkara, Mahamadou Marega, Gerald Unuakhe: i primi due dal Mali, il terzo dalla Nigeria, tutti e tre 26enni. Questi tre giovani sono tra i primi richiedenti asilo che sono stati selezionati per l’anno di Servizio civile nazionale, e da ottobre sono parte integrante dell’equipe di lavoro della Misericordia di Corsagna, provincia di Lucca. Vita li ha intervistati e ha raccolto le loro esperienze e testimonianze.

Tounkara:

Presto servizio in una casa famiglia per anziani: li cambio, li porto all’ospedale, a fare la spesa. Ho colleghi tutti italiani, per loro non è assolutamente un problema avermi a fianco, anche perché mi è stato assicurato che sono stato selezionato in base ai requisiti attitudinali richiesti, non per altri motivi”.

“Quando vado in treno al luogo di lavoro indosso la divisa delle Misericordie, una volta un controllore nel chiedermi biglietto e documenti, permesso di soggiorno compreso, mi ha esplicitato che ha seguito la prassi senza ritenermi diverso dagli altri: è questo l’aspetto che più mi piace delle persone con cui ho a che fare, il superamento dei pregiudizi”.

 

Marega:

“Io salgo a bordo dell’ambulanza del 118, portando i malati in ospedale e facendo i turni come tutti gli altri operatori”,

 

Unuakhe:

“Il mio servizio si divide per due giorni alla settimana nell’assistenza a 360 gradi a un ragazzo disabile, per gli altri quattro (in tutto, le canoniche 30 ore settimanale) nella manutenzione ordinaria della struttura locale delle Misericordie”.

 

Per conoscere la storia completa, leggi l’articolo Servizio Civile per richiedenti asilo.

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