Amo il mio Paese, e voglio farcela qui!

8 dicembre 2016, Kër Don Bosco, Dakar, ore 10, i ragazzi del Centro Socio-Educativo Don Bosco si preparano per accogliere gioiosamente gli ospiti della festa dell’oratorio, giornata in cui si parlerà di alternative alla migrazione irregolare, viste dalla prospettiva più importante, quella dei giovani.

La festa inizia con il direttore, Padre Juan Carlos, che dopo aver fatto una presentazione del centro e degli ospiti, ha mostrato un video sull’Oratorio. Il video ha mostrato la storia della nascita degli oratori e ha raccontato come Don Bosco, in un contesto particolare quale la periferia di Torino, nella piena espansione industriale del cuore del secolo XIX, sia riuscito ad impegnarsi con i giovani e per i giovani, per aumentare le loro possibilità e migliorare le loro condizioni di vita.

padre juan carlos stop tratta dakar

Padre Juan Carlos, attualizzando l’impatto e l’importanza dell’Oratorio e dell’Opera Salesiana come risposta ai problemi della gioventù “qui e ora, nella Dakar del XXI secolo”, centra il suo discorso, diretto soprattutto agli allievi del centro, su come trovare insieme una risposta al grande dramma della migrazione irregolare che sta colpendo, soprattutto negli ultimi anni, i paesi dell’Africa dell’Ovest e in particolare il Senegal. E la migliore risposta è: formarsi per il mondo del lavoro!

Questa giornata di festa, organizzata dai Salesiani di Dakar in collaborazione con VIS e Missioni Don Bosco fa parte della campagna Stop Tratta, programma che vede coinvolti giovani potenziali migranti, migranti di ritorno e tutte le persone sensibili al tema stesso, nei paesi d’origine, così come in quelli di arrivo del flusso migratorio.

Il VIS, rappresentato in loco da Michel Metanmo, ha spiegato ai presenti perché sia necessario parlare di migrazione irregolare e perché farlo durante una festa, coinvolgendo attivamente i giovani. Nelle ultime settimane, i giovani del Centro hanno partecipato ad un concorso nel quale dovevano, divisi in piccoli gruppi, esprimere le proprie idee sul tema dell’amore per il Senegal e del contributo dei giovani al suo sviluppo.

I giovani, ragazze e ragazzi iscritti ai corsi biennali di cucina, sartoria e idraulica offerti dal Centro, si sono preparati a questa festa ideando delle scenette, dei racconti, dei discorsi su cosa significhi per loro migrazione irregolare e perché, come dice il tema della giornata “J’aime mon pays et je veux y reussir!” – “Amo il mio paese e voglio avervi successo!”, chiedendosi cosa poter fare per creare delle opportunità di sviluppo nel proprio paese natio, senza inseguire il Sogno Europa.


Le espressioni artistiche e la sensibilità dei giovani rispetto a questo tema sono state varie:

  • alcuni hanno cercato di spiegare attraverso immagini e con parole semplici cosa voglia dire affrontare un viaggio verso l’Europa e cosa vivere in un campo di accoglienza aspettando di poter varcare quel confine, ottenere quel visto e quel permesso di soggiorno tanto atteso;
  • Altri gruppi l’hanno spiegato attraverso delle piccole pièce teatrali in cui hanno messo in risalto i diversi modi di pensare dei giovani e delle famiglie su come affrontare il Sogno Europa e come i ragazzi stessi possano trovare alternative alla partenza.

laboratorio sartoria Stop Tratta Dakar

I diversi gruppi di alunni sono spesso partiti dal loro quotidiano, da quello che stanno studiando come punto di partenza per amare e riuscire nel proprio paese. Un gruppo di allieve della sartoria ha ideato un abito su cui hanno disegnato le diverse tappe della vita di una ragazza, la sua storia: dopo essersi formata, aver iniziato a lavorare, aver risparmiato per poter creare il proprio atelier, è rimasta in Senegal e gestisce la sua piccola impresa. I giovani idraulici hanno inscenato il progetto migratorio di un ragazzo in dieci esilaranti minuti: il protagonista è incoraggiato da alcuni coetanei mentre altri amici cercano di convincerlo a non partire; alla notizia della sua morte in mare, tutti sono scioccati e si commuovono… invece il viaggio è “solamente” finito male con un rimpatrio ed il giovane è ritornato all’angolo della solita strada, nell’incredulità e nello spavento dei suoi amici, per raccontare il suo viaggio impossibile e dissuadere i suoi amici ad intraprendere la stessa via!

I giovani hanno messo comunque tutti al centro della risposta alla migrazione irregolare la FORMAZIONE e il LAVORO, elementi indispensabili per avere un futuro e per riuscire nel proprio paese.

stop tratta migrante  di ritorno

Prima della premiazione, i quasi cento giovani del Centro e gli ospiti (tra i quali abbiamo avuto la gradita sorpresa di avere i rappresentanti dell’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo) sono stati chiamati ad ascoltare, ascoltare la vera esperienza di un migrante di ritorno membro dell’associazione Migration et Développement di Dakar. Le scenette delle ragazze e dei ragazzi avevano fatto riaffiorare in lui, visibilmente emozionato, i ricordi della sua scelta passata. Il silenzio assoluto di tutto il pubblico durante questa testimonianza è stato il segno dell’interesse mostrato da tutti verso il racconto di una storia vera, vissuta e affrontata fino alla fine, fino alla decisione di ritornare in Senegal.

Le sue parole, come eco nelle nostre orecchie.. “Rimanere e farcela è possibile, non bisogna per forza prendere il mare…”

 

Paola, Responsabile Comunicazone Africa dell’Ovest per il VIS

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