Cimitero di giubbotti salvagente contro i “barconi della vergogna”
Ieri Parliament Square, Londra, si è svegliata con una distesa di giubbotti salvagente disseminati con ordine, a ricordare delle lapidi.
La manifestazione provocatoria ed assolutamente pacifica è stata organizzata il 19 settembre, in concomitanza con l'apertura dell'Assemblea generale dell'ONU. Il summit in corso a New York, infatti, ha tra i temi principali in discussione immigrazione ed accoglienza di migranti.
Una questione molto dibattuta e tutt'altro che risolta quella che vede contrapporsi i diversi Stati membri.
Così 2.500 giubbotti salvagente raccolti dall'isola greca di Chio sono stati deposti a Londra, davanti al Parlamento britannico. “Abbiamo messo in fila qui 2.500 salvagente. Ciascuno rappresenta tre profughi morti annegati tentando di raggiungere l'Europa”, spiega Johan Eldebo, responsabile dell'ong Worldvision.
“Quello che stiamo cercando di fare è attirare l'attenzione sulle dimensioni del problema che abbiamo davanti, sperando che i capi di Stato del mondo intero riuniti a New York per affrontare la questione sappiamo assumere decisioni in grado di impedire il ripetersi di queste catastrofi”. Manifestazioni di questo tipo, con installazioni simboliche, sono state già organizzate in precedenza sempre con l'obiettivo di accendere i riflettori sul tema. In questi giorni ad esempio, a Firenze, 22 gommoni sono stati posti sulla facciata di Palazzo Strozzi dall'artista cinese Ai Weiwei.
NUMERI DA CAPOGIRO: UNA TRAGEDIA SENZA FINE
L’UNHCR stima che siano 4.176 le persone morte o disperse nel Mediterraneo nell’ultimo anno. In media, 11 tra uomini, donne e bambini sono morti ogni giorno negli ultimi dodici mesi.
I dati del 2015 pubblicati dalla Organizzazione mondiale per le Migrazioni (Oim) sono altrettanto drammatici: almeno 3.771 sono morti nel Mediterraneo. Gli arrivi via mare sono stati nel 2015 996.645. In totale, l’Oim stima che nel 2015 i migranti morti in tutto il mondo siano stati circa 5.350
C'È MOLTO DA FARE
Assunzione di responsabilità globale nell'affrontare il fenomeno. Il summit di New York rappresenta sicuramente una novità molto rilevante, soprattutto in questo periodo, ed è al tempo stesso una sfida; una sfida in primis per i suoi aspetti umanitari ma che, inevitabilmente, ha forti ripercussioni politiche. Per questo è necessaria una risposta a livello globale ed auspicabile una assunzione di responsabilità di tutti i paesi che punti a tutelare un maggior numero di vite umane, a disinnescare i pericolosi focolai d'odio e paura che le migrazioni hanno risvegliato e a creare opportunità di sviluppo nei paesi da cui partono principalmente i migranti.