Storie di ordinario dolore

Si chiama Favour, ha nove mesi. E’ partita dal Mali con la sua mamma, è arrivata in Italia da sola. Il suo nome significa privilegio: ma che privilegio c’è nel conoscere il male ancora prima del bene?

Ha nove mesi e ha già visto la morte, la fame, la disperazione. Ha visto il mare, nero e in tempesta, ha visto il fondo di una vecchia barca colma di corpi. Ha visto mani di uomini coraggiosi afferrarla e trarla in salvo. Poi, i suoi occhi neri di neonata hanno visto l’Italia, agognata terra di sogni e speranze. Le uniche cose che non vedranno più sono il volto della madre e i sorrisi del fratello mai nato.

QUEL MARE CALMO

Erano al largo della Libia, scrutavano l’orizzonte, cercavano la terra con gli occhi. Probabilmente avevano paura. Sicuramente avevano paura. Ma la speranza, il desiderio di una vita migliore sono sempre più forti.

Poi l’allarme. Il mare è calmo, ma la barca è troppo piena. La nave Bettica, un pattugliatore d’altura, arriva presto: “ci sono i soccorsi” pensano loro, “siamo salvi”. Vengono calati in acqua i gommoni, l’equipaggio si muove, preciso, veloce. “Prima le donne e i bambini, poi veniamo a prendere anche voi”.

Qualcosa va storto, si agitano, sono impazienti. Le onde della paura sono peggio di quelle del mare. La barca si ribalta, migliaia di corpi cadono in acqua. Quel mare visto dall’alto è bellissimo, quasi a prenderli in giro: sembra un campo di fiori, con quei salvagenti arancioni che colorano l’acqua scura.

MORTA PERCHE' AVEVA UN SOGNO

La Bettica, dopo ore intense, li accoglie tutti. Sulla nave della Marina Militare, ad attenderli, the caldo e coperte. E la consapevolezza di aver rischiato la vita, di essere stati salvati, di poter continuare a vivere.

La Marina Militare, tra gommoni e salvagenti, ha tratto in salvo 562 persone. 341 uomini, 48 donne e 43 bambini. Tra quei quarantatré bambini c’è anche Favour. Ma tra quelle 48 donne la sua mamma non c’è.

Aspettava un altro bambino. E’ morta a causa di gravi ustioni provocate dalla benzina. E’ morta per portare i suoi figli in Europa. Per garantire loro un futuro, una vita migliore. E’ morta perché aveva un sogno, ed era disposta a tutto pur di difenderlo.

Il sogno della sua mamma Favour lo ha realizzato. Ma a quale prezzo?

Il nostro Paese oggi piange la morte di una madre coraggiosa e impavida, piange una neonata orfana, che fino ad ora ha visto solo orrori. Ma quante e quanti Favour hanno attraversato il Mediterraneo? Quanti hanno perso madri e padri a causa della guerra, della fame, della povertà? Quanti hanno cercato, tra le braccia di estranei, una via di fuga attraverso il mare?

E mentre il cuore si stringe nel dolore per quest’ennesima strage, chiediamo: Favour, e se tu e la tua mamma non foste partite?

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