Sensibilizzazione ed educazione in Liberia per contrastare l'illusione del sogno americano

La migrazione umana è un fenomeno storico che è perdurato per secoli e ha portato alla nascita di diverse nazioni del mondo attuale. Anzi, ancora di più, i flussi migratori hanno causato la crescita e la prosperità di molti di questi paesi. Oggi, quando sentiamo parlare di migrazione, è soprattutto nel contesto dell’attuale esodo di persone da diverse parti del mondo, specialmente dall’Africa e dal Medio Oriente, verso l’Europa. Speriamo che queste immagini angoscianti di clandestini e naufragi diffuse dalle televisioni in continuazione negli ultimi tre/quattro anni, siano riuscite ad informare la nostra coscienza collettiva dei profondi problemi relativi alle società attuali, come la migrazione su vasta scala e l’inabilità o la mancata volontà delle nazioni di accoglienza di accettare ed integrare i Migranti, piuttosto che la migrazione essa stessa, riflesso del nostro mondo.

La Repubblica di Liberia, il primo paese indipendente in Africa, non è certamente estraneo alla migrazione. La sua origine, come nazione separata sotto un governo libero, può essere ricondotta alla migrazione di circa 15.000 coloni Afroamericani provenienti dagli Stati Uniti d’America verso questa terra che era al tempo abitata da popolazioni indigene, flusso prodottosi tra il 1822 e la Guerra Civile Americana del 1861-1865. Questa migrazione avvenne grazie agli sforzi della American Colonization Society (ACS), che era stata creata nel 1816 da Robert Finley nei 1816 per supervisionare il “rimpatrio” degli ex-schiavi e dei neri nati liberi, tutti verso l’allora “colonia di Liberia”.

 

DALLA COLONIA DI LIBERIA ALL'EMIGRAZIONE VERSO GLI USA

Nel corso del 20esimo secolo, anche dopo la cessazione delle attività dell’ACS nel 1919 e la dissoluzione ufficiale di questo organismo nel 1964, l’immigrazione verso la Liberia è continuata fino a che il periodo prolungato di guerra civile negli anni Novanta ha invertito la tendenza, causando l’inizio di un’epoca di emigrazione dal paese. In quel momento, diversi Liberiani dovettero lasciare le proprie case e spostarsi in altre parti del mondo, pur consci del fatto che ogni difficoltà incontrata nelle nazioni di accoglienza fossero più lievi delle condizioni di vita nella loro propria nazione, dilaniata dalla guerra. Una grande parte emigrarono verso gli Stati Uniti d’America e non sono più tornati, ancora adesso che una decina d’anni sono già passati dalla fine delle ostilità.

Il flusso migratorio dei Liberiani verso gli USA non è stato interrotto dal paese d’accoglienza. In effetti, l’ammissione negli Stati Uniti ha beneficiato di vari canali legali, come il Diversity Immigrant Visa Program (DV Program), le adozioni, le borse di studio, le visite familiari, etc. anche se i casi di persone che hanno prolungato in maniera irregolare il soggiorno o manipolato il sistema per rimanere sul suolo Americano sono stati numerosi.

In ogni caso, la motivazione alla migrazione ha origine troppo spesso nel desiderio di lasciare il proprio paese natio; ciò costituisce un ostacolo importante al progresso ed i suoi effetti negativi sono sempre più sentiti, anche se pochi li riconoscono apertamente.

Monrovia, Liberia - vista della città

In Liberia, molti anni dopo la fine della guerra, le condizioni di vita non sono tornate a livelli accettabili. La maggior parte della popolazione soffre della mancanza di beni di prima necessità su base giornaliera. La corruzione acuta a tutti i livelli di amministrazione del paese perpetua il sottosviluppo attraverso l’appropriazione indebita dei fondi dell’aiuto allo sviluppo ripetutamente annunciati ed inviati in Liberia, impedendo che essi arrivino alla popolazione: che sia vero o meno ed in che misura, questa è la percezione dell’opinione pubblica.

Questo stato di povertà e difficoltà, unito alla corruzione imperante, crea un senso di insicurezza personale che è probabilmente la minaccia più seria alla pace e alla stabilità oggi. Si tratta di una forza cogente verso la migrazione: chi impedirà a colei o a colui cui vengono negati i propri diritti di base e i mezzi di sussistenza a casa propria di cercare delle opportunità migliori da un’altra parte, anche mettendo a rischio la propria vita?

 

VOGLIO DIVENTARE UN CANTANTE HIP HOP IN AMERICA: LE ILLUSIONI DELLO SCHERMO

La situazione attuale rafforza un senso di disperazione, portando le persone a considerare che “a casa non succede nulla di buono”. Questo abbattimento consolida la percezione che “bisogna andare via da questo luogo o almeno aiutare un membro della famiglia a lasciare il paese in modo da aiutare tutti a sopravvivere”, cosa che inevitabilmente spinge le persone verso nuovi lidi ad ogni costo.

Inoltre, degli incentivi ingannevoli sono forniti dai migranti di ritorno. Nonostante pochissimi abbiano i mezzi per ritornare o per fare a loro piacimento il viaggio andata e ritorno dai loro nuovi paesi di residenza, questi sono gli unici riferimenti visibili per la popolazione. Il loro stile di vita da la cattiva impressione che chiunque migri riesca ad assicurarsi una vita buona e facile nella sua nuova casa, mentre in realtà la maggior parte dei migranti si barcamena nella sua nuova situazione con molteplici lavori e con ritmi forsennati per poter anche semplicemente pagare le bollette oltre a mandare qualche spicciolo a casa, alla famiglia in Liberia.

Il Sogno Americano” è vivo e gode di ottima salute in Liberia. Per confermarvelo, basterebbe chiedere ad ognuno degli studenti della scuola superiore tecnica che gestisco da Salesiano a Monrovia quale sia la sua ambizione? Inevitabilmente, la sua prima risposta sarebbe “Voglio andare in America”, battendo persino il più convenzionale “Voglio essere un dottore o un cantante hip-hop”!

La fantasia che l’erba del vicino sia sempre più verde alimenta le aspirazioni a seguire lo stesso percorso ma ha un costo, per il paese e per l’intero continente. Essa esacerba la provvisorietà della vita in Africa, promuovendo una certa passività del tipo “perché investire tempo e risorse su quello che c’è qui visto che dovrò ricominciare da capo da un’altra parte”?

Immediatamente, giovani e vecchi perdono interesse nel migliorare l’ambiente locale e creare un futuro qui. Il risultato ovvio e diretto di questa mancanza di impegno è la diminuzione del senso civico verso la cosa pubblica, che disintegra ancor di più le sfere nazionali e sociali di vita.

La migrazione causa dunque una “fuga dei cervelli” che impoverisce ancor di più un paese che è già di per sé vulnerabile. Molti talenti migrano verso lidi migliori ed i paesi di accoglienza ne beneficiano dato che i migranti sono generalmente ambiziosi e più motivati nel realizzare i propri sogni. Persone cui vengono negate opportunità di vita svoltano nelle loro nuove situazioni perché sentono che questa è la loro sola speranza. È un’attitudine che non mostrano nel loro paese natio, ma che emerge nelle loro nuove case, dove vogliono lavorare e “farcela”.

Le relazioni familiari e le strutture sociale hanno anch’esse sofferto della realtà della migrazione. Oltre alla guerra civile che ha colpito duramente ogni fibra del tessuto familiare, nazionale e sociale, le famiglie sono frammentate oggi dato che membri della famiglia si sono spostati alla ricerca di migliori opportunità, indebolendo i legami e l’affetto familiare e lasciando i bambini alle cure della famiglia allargata quando uno o addirittura entrambi i genitori hanno intrapreso la via della migrazione. Addirittura accade talvolta che i membri della famiglia allargata adottino o diventino tutori legali a tutti gli effetti di bambini dei quali i genitori cedono definitivamente la patria potestà.

scuola salesiana di Monrovia Liberia

Dalla nostra scuola superiore tecnica Salesiana di Monrovia, nel solo 2015 più di 25 alunni hanno abbandonato i corsi per viaggiare verso gli Stati Uniti e di essi solo 6 sono andati con i genitori: il resto sono partiti con membri della famiglia allargata o in adozione. Le richieste di cambio di nome all’anagrafe sono numerosissime, in modo da velocizzare le procedure di adozione. Tutto questo in un contesto in cui già un terzo degli oltre 500 studenti della scuola vive in famiglie monoparentali, nella famiglia allargata o con i nonni a causa della migrazione, sia interna che, soprattutto, internazionale. Ne risulta una disgregazione delle famiglie e delle relazioni familiari, che impatta nel normale sviluppo dei giovani, che nutrono sempre meno rispetto per valori fondamentali come l’autorità, le istituzioni sociali tradizionali e le relazioni familiari.

Oggi, la migrazione è un’arma a doppio taglio. Ha infatti i suoi benefici così come i suoi effetti perversi. Quello che ci sembra importante è di creare una società sicura, libera e giusta in ogni paese; le nazioni più povere continueranno ad alimentare la migrazione se non creiamo migliori condizioni di vita e leader visionari, se non eradichiamo la povertà, se non lavoriamo duro per garantire giustizia.

Data l’attuale situazione, ci si potrebbe chiedere, qual è la via d’uscita per la situazione attuale in Liberia? E io risponderei posti di lavoro…posti di lavoro…posti di lavoro che sostengano il processo di autostima e rispondano ai bisogni esistenziali di ogni giovane.

Come arrivarci? Sensibilizzazione, educazione e sviluppo di competenze dei giovani.

 

Padre Sony Joseph di Monrovia

 

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