Tavola rotonda sulla migrazione in uno slum della Sierra Leone
Il 30 Marzo 2017 presso Don Bosco Fambul, opera salesiana ubicata nello slum donominato “Angola Town” in Freetown, Sierra Leone, si è tenuta una tavola rotonda in seno al progetto “Co-partners in development” progetto co-finanziato dall’Unione Europea ed implementato in Africa e nei Caraibi dal VIS e dai Salesiani di Don Bosco. La tavola rotonda ha avuto lo scopo di lanciare la campagna di sensibilizzazione “Stop tratta” riguardante la migrazione irregolare ed il traffico di esseri umani in Sierra Leone. Inoltre si è posta l’obiettivo di sviluppare un forte partenariato fra gli attori presenti e volto a mettere in pratica congiuntamente alcune azioni comuni per contrastare il fenomeno della migrazione irregolare ed il traffico di esseri umani, specialmente di bambini. L’incontro è iniziato con il saluto di benvenuto di P. Jorge Crisafulli sdb, Direttore del Don Bosco Fambul, opera salesiana che lavora con i bambini di strada e soggetti a tratta, ed è seguito con gli interventi di Gianpaolo Gullotta, coordinatore regionale del progetto “Co-partners in developmnet” e della volontaria VIS Marta Vara, i quali hanno spiegato:
- la campagna “Stop tratta” in Africa dell’Ovest e le attività svolte o in corso in Sierra Leone;
- la ricerca sul campo sul fenomeno migratorio avvenuta nel 2016;
- la campagna di sensibilizzazione che è iniziata l’ultima settimana di Marzo.
Infine Samuel Bojohn, Assistente del Direttore di Don Bosco Fambul, ha fornito un quadro sullo stato attuale della gioventù della Sierra Leone, purtroppo ancora fortemente colpita dallo sfruttamento sessuale e lavorativo. In seguito alle presentazioni il dibattito ha preso piede e credo che questa tavola rotonda sia una delle poche realizzate in un contesto dove veramente si vedono e si toccano i bisogni primari della gente.
Bastava guardare al di fuori della finestra per vedere “Angola Town”, uno slum che lo scorso giugno, a causa di un guasto elettrico, ha preso fuoco ed ora è una distesa desolata di cenere e spazzatura. Vi sono ancora alcune tende donate dall’Unicef, ma la maggior parte della gente vive, dorme e mangia nella cenere e nella spazzatura. Vi sono molti giovani ed anche bambini, circa 300 famiglie ci vivono, un enorme serbatoio di potenziali migranti. Stiamo di nuovo toccando le radici del fenomeno migratorio, la gente scappa da queste cose, povertà estrema, insicurezza alimentare, un luogo infernale in cui vivere. Dehunge Shaika del Ministry of Social Walfare, ha fornito preziose informazioni sulla piattaforma TIP – Traffiking in Person, composta da attori privati e pubblici che lavorano contro il traffico di esseri umani. Questo fenomeno è all’ordine del giorno anche dell’Unione Europea, rappresentata da Josephus J. Ellis, che ha affermato che la Delegazione europea della Sierra Leone sta studiando la migrazione irregolare ed ha colto l’occasione di questa tavola rotonda per compredere meglio chi lavora in questo ambito nel Paese con l’intento d’indire un bando specifico sui diritti dei bambini, specialmente quelli soggetti a tratta. I vari contributi dei partecipanti hanno prodotto 6 azioni chiave da sviluppare all’interno di questo neo partenariato sviluppatosi nella tavola rotonda:
- Avviare un coordinamento delle azioni in campo e da sviluppare tramite la piattaforma TIP.
- Instaurare uno specifico percorso d’informazione e formazione riguardante la migrazione irregolare ed il traffico di esseri umani per tutti gli attori del network.
- Aumentare e replicare le campagne di sensibilizzazione, soprattutto coinvolgendo i diretti beneficiari, come i bambini, i quali hanno il diritto di partecipare nella promozione dei propri diritti, come garantito dalla Convenzione sui Diritti del Fanciullo.
- Sviluppare una ricerca scientifica del fenomeno, analizzandolo approfonditamente. Si prevede di coinvolgere Università locali e straniere.
- Lavorare nella prevenzione a stretto contatto con le comunità locali e le famiglie.
- Coinvolgere il settore della Giustizia sierraleonese.
La sfida non è facile e la mole di lavoro non indifferente.
P. Jorge Crisafulli prima di chiudere la tavola rotonda, sottolinea e rimarca la volontà e la priorità di lavorare assieme. Soprattutto dopo questa tavola rotonda, i semi gettati non devono andare persi, tutte le belle e promettenti parole devono trovare assolutamente un terreno fertile da cui germogliare. Sotto la cenere e la spazzatura di “Angola Town” c’è del terreno fertile, lo si vede dai sorrisi dei bambini che nonostante vivendo là, hanno la voglia e la forza di sorridere ancora per un semplice saluto che fai loro o rincorrendo un pallone nel centro Don Bosco Fambul. Ora viene la parte difficile, far fruttare questa tavola rotonda, il tempo ci dirà se saremo stati dei buoni contadini di speranza e reale sviluppo.
Gianpaolo Gullotta, operatore VIS