“Akwaba”: benvenuti in Ghana!
25 febbraio 2019 - “Akwaba”, benvenuti, è la prima parola Twi che imparo non appena metto piede in Ghana. Arrivo in una calda sera di fine gennaio e resterò in questo Paese per 6 mesi, lavorando come project manager assistant. Non è la mia esperienza in Africa, non è nemmeno la mia prima esperienza in Africa dell’Ovest, ma proprio per questo ho imparato che ogni angolo, ogni strada, ogni sapore, ogni aspetto è sempre inedito e che devo prepararmi all’incontro con un altro dei mille volti di questo sterminato continente.
Cerco quindi di scoprire di più su quello che per me è un nuovo paese, leggo, mi informo, ma ovviamente nulla mi prepara pienamente a quello che mi aspetta. Durante i miei primi giorni qua cerco di calarmi quanto più possibile nella realtà di questo paese: assaggio il Banku, pasta di mais dal gusto acidulo che spesso accompagna le portate principali, imparo a dire grazie, “medase”, inizio ad abituarmi al sottofondo continuo di musica, guardo, ascolto, imparo, assorbo. Tutto questo per cogliere quanto più possibile l’essenza di questo posto, ma soprattutto mi guardo intorno per capire in che modo quello su cui lavoriamo ogni giorno si inserisca nel contesto del Paese.
In questo momento VIS sta implementando due progetti in Ghana, entrambi sul tema della migrazione.
Durante questo mio primo mese qui ho già avuto modo di percepire la serietà con cui questo tema è affrontato nel Paese. C’è una forte volontà di lavorare per offrire alternative principlamente alla fascia più giovane della popolazione, puntando sulla positività e sulle possibilità che esistono nel paese. Ci dicono che tutti in Ghana conoscono i pericoli di partire per l’Europa in maniera irregolare, tutti sanno cosa succede in Libia e tutti sanno che il Mediterraneo ingoia ogni giorno centinaia di persone. Ecco perché bisogna lavorare sull’incoraggiare più che sullo scoraggiare: incoraggiare tramite il sostegno all’istruzione, alla formazione, all’accesso al credito per permettere la creazione di attività generatrici di reddito e, soprattutto, lavorare per far conoscere le reali possibilità di sviluppo esistenti in Ghana e le opportunità per migrare regolarmente.
È questo principalmente quello di cui mi occuperò nei prossimi 5 mesi, andando ad implementare una campagna di sensibilizzazione che toccherà diverse aree della Brong Ahafo Region, una delle regioni più colpite dal fenomeno della migrazione irregolare. Si tratta sicuramente di una sfida impegnativa, ma proprio per questo molto stimolante. Avremo modo di incontrare e di lavorare con giovani, famiglie, migranti di ritorno, autorità locali e religiose, e speriamo che insieme si riesca a trarre il meglio dal progetto, in un’ottica sempre rivolta alla sotenibilità e alla massimizzazione dell’impatto positivo.
Michela Bramardi, volontaria VIS in Ghana