#talesofAfrica: la storia di Ashin


  • 01 Lug, 2016

“Lavoro per mandare i soldi alla mia famiglia: mia madre e mio padre sono ancora vivi, quindi li devo aiutare. Non importa dove, se qui, al Nord o in un altro paese: per me ora l'unica cosa importante è avere un lavoro. Se ne avessi l'opportunità, andrei ovunque.”

Ashin Ada ha 22 anni, è nato nel nord del Ghana e da due anni si è trasferito ad Accra, la capitale, insieme a suo fratello. Ha lasciato la scuola e il resto della famiglia per lavorare.

Come tanti giovani del nord, Ashin fa lo scrap dealer. Ricicla i rifiuti e li rivende. Il suo mestiere consiste nel riparare vecchi computer, radio, elettrodomestici e materiale elettrico di ogni tipo. Lo fa a mani nude, in mezzo a mucchi di metallo arrugginito.

Insieme a lui vivono e lavorano un milione e mezzo di persone, in una città-discarica, a cielo aperto, con baracche di legno, appoggiate sul fango, sotto i cavi dell’alta tensione. Guadagnano pochi dollari al giorno e dividono le baracche con mogli e figli.

“Vivere qui è davvero difficile – dice Ashin - questa non è la mia città, non è la mia casa”.

Finché c’è il lavoro, finché c’è qualcuno che compra i suoi apparecchi, però, lui resta lì, in mezzo alle baracche e ai rifiuti.

Da ragazzo giocava a calcio ed era molto bravo in tanti altri sport. Come tutti i giovani della sua età sognava di diventare un campione, di andare a giocare all’estero, in Europa.

Oggi il suo sogno è di tornare a casa, di riabbracciare i suoi genitori, di ricominciare a frequentare la scuola. Non può farlo, per ora. Deve lavorare, deve guadagnare, deve mantenere la famiglia.