La cooperazione è innescare processi nei luoghi in cui operiamo!

Un mio vecchio professore di antropologia un giorno definì la cooperazione come l’atto di innescare processi. Condivido appieno questa definizione perché posso testimoniare in questo mese di lavoro nella Brong Ahafo Region di averne constati qualcuno di essi. È la stagione secca e purtroppo percorrendo in lungo ed in largo il bush, si notano ampi tratti di esso bruciati e devastati dalle fiamme, due sono le cause; i bracconieri che appiccano incendi per poter cacciare più facilmente le prede che scappano dal fuoco ed i contadini che hanno l’erronea convinzione che bruciando i campi si rendono più fertili. Promuovendo da tre anni l’agricoltura organica e l’utilizzo di greenhouse cerchiamo di sfatare e contrastare queste deleterie pratiche che impoveriscono e depauperano il bush e la sua fauna.

Proprio in questo mese abbiamo siglato l’accordo con due banche del territorio per creare un fondo di sviluppo che possa essere da volano per i nostri studenti in agricoltura organica e gestione delle greenhouse. In tal modo cerchiamo di promuovere una crescita economica in campo agricolo ma rispettando l’ambiente che ci circonda. L’esempio più calzante è la greenhouse, dentro la quale si può coltivare in modo anche organico producendo verdure di maggior qualità e non intaccando la natura, infatti l’agricoltura più pratica nella regione è proprio quella dello slash and burn, taglia e bruci. E di campi bruciati fino alle radici ne ho visti tanti, sono come ferite che ti colpiscono indirettamente. In questo periodo la mia guida fidata è Pope, il giocondo logista del VIS che conosce la regione a menadito. Sempre con il sorriso stampato e con un’inglese schioccante e duro come i terreni brulli e riarsi nei quali ci avventuriamo. Nelle nostre attività è il primo che documenta tutto, con il suo cellulare scatta foto a raffica con movenze scoordinate e poco eleganti, sembra un giocoliere alle prime armi.

Lavorando con lui da tre anni, anche all’interno del suo mondo si sono innescati dei processi. Questo nostro lavoro lo ha portato a presenziare a riunioni importanti come quella per firmare gli accordi con le banche per il fondo si sviluppo oppure ha partecipato ad una missione con dei famosi giornalisti italiani. Insomma qualcosa è cambiato anche nella sua vita, così credo che per ringraziarci, un giorno ci ha invitato a mangiare il “fufu” a casa sua preparato da sua moglie. Il “fufu” è una polenta di mais e platano che si mangia spesso assieme ad una zuppa di capra. Entrati nella sua casa ci accomodiamo all’esterno e per ripararci dai raggi del sole ci sediamo come sardine nella stretta ombra che proietta il piccolo tetto dell’edificio. Come di consueto in Africa gli ospiti mangiano ed i padroni di casa li servono ma impongo una strappo alla regola almeno Pope deve mangiare con noi, così con la sua voce forte e stridula sentenzia un Yes e si siede con noi immergendo le sue manone nella zuppa di capra con il “fufu”.

Il “fufu” si mangia rigorosamente con le mani e bisogna apprendere come fare, le prime volte mangiare una zuppa, seppur con la polenta, con le mani è un’impresa ardua. Piano piano anche i bambini si uniscono a noi, ognuno di essi ha un nome di un salesiano che in qualche modo ha aiutato Pope, il più caratteristico è Peter Wojnarowski, questo suo figlio porta il nome e cognome del prete salesiano che lo aiutò a trovare lavoro dopo la sua impresa di viaggiare irregolarmente per raggiungere la Libia. Fortunatamente si fermò in Niger senza riportare grosse disavventure. La sua vita non è stata affatto facile, attualmente non ha un lavoro stabile e si barcamena tra il nostro progetto e qualche altro lavoretto presso la Diocesi Cattolica di Sunyani. Inoltre deve provvedere a ben cinque figli, ma non si perde mai d’animo. A volte la cooperazione innesca anche processi inversi, guardando il suo meticoloso impegno in ogni piccolo compito che gli viene affidato o la tenacia con cui protegge e fa crescere la sua famiglia mi dà forza per andare avanti in quello che stiamo facendo, cercando di rivitalizzare per esempio i campi bruciati della BAR e spegnere i nostri fuochi fatui che a volte purtroppo vengono accesi nel nostro cuore. La cooperazione è innescare processi nei luoghi in cui operiamo ma a volte sono anche questi luoghi e le persone che incontriamo ad innescare nuovi processi in noi stessi.

Gianpaolo Gullotta - VIS Regional Project Manager, West Africa and Caribbean

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