Il blu trasparente del cielo d’Agosto

16 agosto 2018 -  Da qualche settimana mi sveglio all’alba, pur non essendo una persona mattiniera, provo un piacere immenso nel testimoniare il dolce saluto del sole nel suo sorgere alla luna mentre viene travolta dai raggi. A meno dieci alle sei ogni mattina mi incammino verso la casa della comunità salesiana per fare colazione prima della nostra partenza per l'Holiday Camp.

In Ghana tutte le scuole chiudono per le vacanze a fine luglio. Per un mese e mezzo gli studenti sono liberi dalle loro uniformi, dai libri di testo e dai compiti, liberi di girovagare per i quartieri in cerca di nuovi amici di gioco. Alcuni di questi ragazzi decidono di passare le loro vacanze nei vari centri ricreativi organizzati dai Salesiani di Don Bosco a Sunyani, capitale della regione Brong-Ahafo. Questi centri sono propriamente detti Holiday Camp, possiamo tradurre come ‘centro estivo’ perché ha più o meno la stessa funzione, ma in Africa non esiste il concetto di estate poiché il sole splende tutti i giorni nel blu trasparente del cielo.

Io ed altri sei volontari austriaci, tedeschi ed italiani, che da quasi un anno viviamo nel compound della comunità Salesiana svolgendo ognuno mansioni diverse, siamo stati coinvolti nella preparazione e nella gestione degli Holiday Camp assieme agli animatori locali. I Camp dureranno tre settimane e tre giorni quest’anno, noi volontari trascorreremo ciascuna settimana in un Camp diverso. La prima settimana siamo stati al Old Boys Home, il primo centro per ragazzi di strada e vulnerabili istituito in città dai Salesiani di Don Bosco. Mentre scrivo siamo già a metà della seconda settimana ad Adantia, un piccolo villaggio a pochi chilometri da Sunyani e concluderemo l’ultima settimana in paese, ad Odumase dove si trova la parrocchia.

Prima di cominciare noi volontari non sapevamo cosa aspettarci, non è la prima esperienza di animatori per alcuni di noi ma sembra che lo sia per il contesto e le modalità di svolgimento. La prima mattinata del Camp ci ha messo alla prova, partiti entusiasti dalla comunità salesiana dopo colazione, le grida dal retro del pick-up per rispondere ai saluti del vicinato, le battute e le risate chiassose racchiudevano l’energia che eravamo pronti a sprigionare con i ragazzi. Una volta raggiunto Old Boys Home, però ci siamo resi conto che la mattinata non sarebbe andata come nelle nostre aspettative. Quella mattina i campisti erano pochi, mancavano molti degli animatori che avrebbero dovuto coordinarci, ci siamo ritrovati ad improvvisare canti, balli, giochi e gare per non annoiare i ragazzi. Nel corso della giornata il numero dei campisti pian piano aumentava ed i giochi si facevano più divertenti e chiassosi, a fine giornata avevo perso la voce.

L’esperienza si fa interessante, il lavoro di squadra diventa appagante sia tra volontari che animatori e dalla partecipazione dei campisti ai giochi si percepisce che si stanno divertendo molto. I ragazzi sono divisi in quattro gruppi a cui vengono assegnati dei punti per ogni attività o gioco o gara portato a termine con successo. Ogni squadra sfida l’altra a suon di jingles (cori e canzoni) per ottenere il punteggio più elevato e di portarsi a casa la vittoria.

Queste settimane hanno un impatto positivo anche su di me. Sto recuperando alcuni ricordi seppelliti chissà dove nel mio subconscio. Non che abbia mai perso la memoria ma mi sono resa conto che il forte shock culturale subito al mio arrivo in Italia, quando ero bambina, ha soppresso parte dei miei ricordi soprattutto quelli della prima infanzia. Al Camp quando i ragazzi intonano una canzone, un coro oppure fanno un gioco, mi rendo conto di esserne già a conoscenza anche se non ho memoria di averci mai giocato a quel particolar gioco. A volte l’emozione che mi suscita è forte tale da lasciarmi la pelle d’oca, la voce stroncata e gli pieni di lacrime.

Una cosa che ricordo bene della mia infanzia è che sorridevo sempre per scacciare i pensieri dunque avere la possibilità di regalare e vedere il sorriso dai denti candidi sui volti dei ragazzi è un’emozione indescrivibile. Insegnare loro a gioire delle piccole cose della vita lasciandosi alle spalle i problemi e a riprendersi la propria infanzia mi dà la carica per alzarmi presto ogni mattina ed affrettarmi da loro per giocare insieme.

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